Cultura, studi e letture per arginare l’Alzheimer
La cultura, “lo studio matto e disperatissimo”: non solo levatura intellettuale e nutrimento per lo spirito, ma anche suggerimento di medici e ricercatori per combattere l`Alzheimer.
All`Alzheimer`s Disease Research Center presso la Washington University School of Medicine di St. Louis hanno infatti scoperto che tra i pazienti affetti da placche cerebrali legate al disturbo di Alzheimer, quelli con un più alto titolo di studio ottenevano punteggi elevati nei test sulle abilità cognitive. L`attitudine a ragionare, imparare ed esercitare la memoria, quindi, quella che gli esperti hanno definito appunto “riserva cognitiva” aiuta il cervello nella lotta contro i problemi causati dalla sindrome di Alzheimer.
I pazienti sono stati sottoposti dai medici a un nuovo test diagnostico, la tomografia a emissione di positroni (Pet) con un tracciante in grado di rilevare formazioni di placche amiloidi, fattori legati all`insorgenza dell`Alzheimer. Le analisi hanno dimostrato che, sebbene affetti dalla patologia, i soggetti che avevano dedicato parte della loro vita allo studio non presentavano segni di demenza e le loro abilità cognitive non risultavano compromesse dalla malattia.
“La buona notizia è quindi che lo studio e la cultura consentono ai malati che soffrono della sindrome di Alzheimer di mantenere intatte le proprie abilità cognitive” conferma Catherine Roe, coordinatrice dello studio, pubblicato su Archives of Neurology.
I ricercatori finora si sono limitati a prendere in considerazione parametri legati al titolo di studio e alla carriera scolastica. Prossima meta è la valutazione di altri elementi della vita sociale e intellettuale, quali hobby, capacità relazionali o sfide professionali che possono contribuire ad aumentare la riserva cognitiva e arginare quindi lo sviluppo della patologia.
Pubblicato il 11/11/2008
Salute 24 Ore